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Sulle tracce di un misterioso frammento epigrafico rinvenuto ai piedi della Maiella alla fine dell’Ottocento, la missione archeologica francese diretta dal prof. Jean-Pierre Comin, impegnata in una campagna di scavi nella necropoli di Còmino, si imbatte in qualcosa di straordinario e di inaspettato. Ma sinistri e misteriosi ammonimenti che riemergono dal passato consigliano di non procedere oltre...
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C’è molto d’Abruzzo in quella che è stata la prima, grande corsa automobilistica del secolo scorso: il Gran Premio di Tripoli del 7 maggio 1933. Abbinato ad una lotteria, la prima effettuata a norma di legge, il biglietto acquistato dal Segretario comunale di Cellino Attanasio – paese in provincia di Teramo – sarà sorteggiato con il bussolotto corrispondente al corridore Tazio Nuvolari. Apriti cielo, accade di tutto e di più: Nuvolari si reca in Abruzzo, poi a Roma per un accordo di massima insieme ad altri piloti, favoriti per la vittoria finale. Utilizzando la tecnica del racconto basata su fatti ampiamente documentati dall’editoria nazionale dell’epoca, Paolo Martocchia confeziona una narrazione puntigliosa, con una chicca: l’arrivo di Nuvolari a Cellino e lo scontro con la bicicletta del ciclista amico di Bartali.
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Roma, 1985. Dopo anni difficili, la città sembra pacificata. Le vite di Elisa, studentessa di buona famiglia, Maurizio, fedele braccio destro di un piccolo malavitoso locale, e Nelson, esule brasiliano un po’ trafugatore e un po’ mercante d’arte, si intrecciano tra amicizie e amori. Hanno in comune la voglia di rifondare le loro vite e la speranza di trovare nell’altro il compimento di sé. Elisa e Nelson decidono di fidarsi di questa città e della sua magia, che però li tradirà. Dieci anni più tardi, sarà Maurizio a offrire a Elisa l’opportunità di ricominciare. Un romanzo di formazione contestualizzato in una città anch’essa in evoluzione, prodiga di promesse ed evocatrice di desideri come il canto di una sirena.
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Reggio Emilia, 1501. I giovani fratelli Bebbi, stanchi di assistere in silenzio allo spadroneggiare di Zoboli e Scaioli, non capiscono perché il padre non si opponga, come dovrebbe la longa manu del Duca d’Este. Sentono il dovere di fare ciò che il genitore sdegna: prendere in mano la fazione. La disputa tra Zoboli e Benedettini, tra la zia Badessa a una suora degli Scajoli, offre ai Bebbi l’occasione di farsi valere. La discordia del convento si spande per Reggio e i Bebbi imparano presto che pure le buone azioni si pagano. Tra le cospirazioni sussurrate, una minaccia il Duca Alfonso e i Bebbi dovranno salvarlo, mentre gli Scaioli ambiscono a scalzare gli Zoboli. Con «Il convento della discordia» si consolidano le fazioni che nella saga «Alfieri del Duca» combatteranno per gli Este o il Papa.
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Pagine di una vita racchiude al suo interno il viaggio di un uomo, dai primi scoloriti ricordi della fanciullezza alle nitide visioni dell’età matura. Un racconto avvincente, costruito come una specie di diario, nel quale prendono vita volti, suoni, profumi e sapori che porteranno il lettore a perdersi tra sentieri del deserto africano o tra i vicoli di una tranquilla cittadina francese. Uno spaccato sulle vicende che hanno caratterizzato il mondo a cavallo tra due secoli, viste con gli occhi semplici di un uomo innamorato della vita.
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Quando ho iniziato il diario di poesie «Guardando a Ovest» camminavo lungo il cammino di Santiago de Compostela. Era inverno e spesso nevicava, e la neve rendeva la Meseta ancora più piatta, uniforme e desertica di come già appare. E pensavo che era la prima volta che attraversavo una nazione a piedi per l’intera sua larghezza. Che la linea sottile che segnavo giorno dopo giorno con il mio passo divideva la Spagna in due e, come un sentiero, congiungeva me, a quel me che aveva deciso di camminare. È dal desiderio di protendersi, di affacciarsi oltre i propri confini, di valicare le proprie abitudini che scaturiscono le parole di questa raccolta. Data pubblicazione: prossimamente
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Gino, disabile sin dalla nascita, ha trentanove anni quando decide di trasferirsi nella casa di cura “Villa Immacolata”, lasciando la casa paterna e permettendo all’anziana madre di vivere il resto della vita insieme al fratello. All’interno di quella struttura, la sua vita, impregnata di solitudine, verrà scossa dalla presenza di Nicola, una creatura innocente, misteriosa; colui che lo “salverà”. La quotidianità di “Villa Immacolata” riserverà a Gino ulteriori sorprese: l’amore e la passione s’intrecceranno con il dolore e la sofferenza, creando un vortice emotivo incalzante e coinvolgente. Un romanzo escatologico, un giallo sentimentale, una storia dove la vera protagonista è la Provvidenza che guida le vicende dei personaggi lungo il filo delicato della speranza.
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Una dirigente scolastica tenace e piena di creatività, studenti vivaci e aperti al confronto con coetanei svedesi in uno scambio culturale, un paese d’Abruzzo alle pendici della Maiella. Sono questi gli ingredienti di un racconto che accompagna il lettore in una storia fatta di tante storie: quella della dirigente che indossa il nome che le si addice perché riesce, pur tra ostacoli, a realizzare sogni importanti per sé e la sua comunità scolastica, quella di ragazzi stranieri che vivono una bella esperienza di amicizia e di amori che sbocciano, che conosceranno e ameranno miti e leggende legate al posto che li ospita. Quando un improvviso disastro nella lontana Goteborg costringe i giovani svedesi a restare molto più a lungo del previsto a Licaso, ci saranno momenti durissimi ma Vittoria, insieme ai ragazzi tutti, con indomita volontà, riuscirà a realizzare una nuova scuola. Straordinaria, una vera eccellenza europea. Un racconto pieno di vita, di valori, con un sapore di fiaba.
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«Quando a un viandante, che nel corso della propria vita non fa altro che mettersi alla ricerca di un pizzico di quell’amore che riesca a rendere tutto più vivo, capita, per caso, di girare un angolo diverso da quello verso il quale lui stesso aveva precedentemente scelto di dirigersi, e di trovare una fanciulla persa nel caos, nel bagliore e nel rumore di una metropoli europea, egli stesso non può far altro che fermare la sua corsa verso quell’attimo di felicità pensato e poi volato via». Alla parola viandante, da lui pronunciata, mi sono bloccato. Eravamo due simili nello stesso posto. Io viaggiavo per raccontare storie di vita quotidiana. Lui, di colpo, aveva trovato qualcuno che potesse scrivere ciò che sentiva al suo interno. Due viaggiatori immersi in altrettanti e diversi viaggi.
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Una scimmia di pezza, cinque bambini. Cinque storie si snodano da un capo all’altro del mondo, unite da un pupazzo che intreccia vite diverse tra loro, accomunate dal dramma dell’infanzia negata. Da un villaggio asiatico, che baratta lo sfruttamento minorile con la sopravvivenza, all’agiatezza corrotta e smaniosa di una famiglia borghese in una città italiana, con la sua inquieta periferia che pullula di invisibili povertà; dalla tranquillità di un indolente paesino della provincia al drammatico esodo di un popolo precipitosamente in fuga dalla guerra. Storie di vite innocenti in cerca di una salvezza spesso negata, raccontate attraverso lo sguardo di una scimmia di pezza, testimone silente di una narrazione senza riscatto.
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Tea vuole uccidere suo padre. È spinta da un sentimento incontrollabile di rivoluzione meditata. Ha una madre lontana dai suoi rigogliosi ideali, ma la protegge senza incanto. Con lei scambia lettere stanche, intimorite, morte, vive. Marta, la sua compagna di cella, è una fioraia meticolosa e delicata come petali di lillà. Marta scrive a una dottoressa sfibrata dal quotidiano ma stuzzicata dalla sensibilità dell’amata. Abbracci e nodi di anime complesse, che meditano tra dubbi e risposte, sulle tiepide esistenze.
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Nicola, Fausto e Sergio sono tre bambini “speciali” a causa delle loro malattie. Una leucemia, una meningite, una nascita prematura; tre storie, tre vite diverse, ma unite dallo stesso filo conduttore…la speranza nel futuro. Una continua battaglia contro la malattia, contro lo Stato e la sua burocrazia, ma soprattutto contro l’indifferenza della gente e della società. In questo libro conosceremo tre grandi guerrieri, anche se piccoli per età, ma con un coraggio da leoni. Buona lettura e buona riflessione a tutti voi.
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Sono storie di vita, vissute a diverse latitudini, diverse età, diverse temperature. Il rispetto dovuto ad ognuna di queste, il non voler dimenticare nessuno, il voler incidere il dolore di ogni migrante sul soporifero e ovattato ego cosciente di noi “megliostanti”, fa sì che venga fuori una storia di testimonianze crude, e scevre da contorni narrativi baroccheggianti e narcisistici. Il denominatore comune è la costante ricerca di una migliore condizione economica, ma fra dissensi etici e ideologici l’unica vera costante è la morte, fedele compagna di sempre la cui insaziabile voracità è lo spettro inscrollabile di qualsiasi proiezione futura. L’amore è la chiave che squarcia il buio e apre al futuro, e l’integrazione ne è sicuramente un collante che agevola molti di questi sviluppi.
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Perché una parentesi è fuggita? Che ci fa il trattino della “A” in giro di notte? A chi donerà il suo amore miss “S”? Cosa ordinerà al ristorante Due alla sesta? Da quale bislacco screzio è nato il trapezio? Niente ansia, ragazzi. Tutte le risposte nel libro più strambo dell’anno. A proposito, il prof. Orango non accetta più giustificazioni nella classe bestiale.
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Se l’albero è la metafora della vita, i genitori sono le radici dell’albero, figure fondamentali che consapevolmente e inconsapevolmente accompagnano tutto il nostro vissuto e orientano relazioni umane. Quando i suoi genitori sono usciti di scena, l’autrice nella plaquette, rivisita i tempi della relazione genitoriale per coglierne identità e senso. Il lucchetto è la metafora della bambina che fa da cerniera tra il cardine paterno e materno con fierezza e gioia. Versi variamente ritmati dal respiro che si rincorrono, si abbracciano e si sciolgono, in un canto che è canto di nostalgia e di amore.