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Anselma viveva in una famiglia con problemi economici. Convivevano allora due mondi paralleli: quello della borghesia e degli operai. Non a caso esisteva una scuola di avviamento professionale per i figli degli operai che, a loro volta, avrebbero fatto gli operai. Alle ragazze era riservato il ruolo di mogli e madri e poche potevano frequentare le scuole superiori. Proprio per questo nelle scuole medie si insegnava Economia Domestica. Anselma lavorava presso una famiglia borghese; cedette alle avances del suo datore di lavoro e rimase incinta. Ma venne rifiutata dall’uomo con cui aveva avuto rapporti e non riusciva a trovare soluzioni per sé e il figlio. Sarà la madre, contro un marito/padrone e una società chiusa, ad imporre la giusta soluzione ai problemi della figlia e della famiglia.
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In un placido borgo di pescatori sulle coste pugliesi, l’assassinio non è una consuetudine, nemmeno dopo i recenti tumulti che hanno accompagnato l’Unità d’Italia. Eppure, quando un’anziana donna viene pugnalata a morte, nessuno sembra turbato. Un marito violento e l’infima estrazione sociale della vittima sembrano ottimi motivi per derubricare l’accaduto, tranne che per un uomo. Il barone Portoghese, giovane ma eroso dalla disillusione politica e dall’alcolismo, si ritrova inaspettatamente coinvolto. Decide quindi di indagare personalmente sul delitto, sfidando le convenzioni e i propri demoni per dimostrare a se stesso di essere ancora lontano dal crepuscolo. Nel Sud appena annesso e stritolato tra brigantaggio e legge marziale, un thriller dal sapore di un vecchio film in bianco e nero. Data di pubblicazione: settembre 2024. Acquistando il libro prima di questa data effettuerai un pre-ordine, il libro sarà spedito non appena pubblicato.
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John Foster è un avvocato di successo. Conduce un’esistenza tranquilla, tra il lavoro nello studio e la vita di coppia con l’amata moglie, nella città di South Shields, in Inghilterra. Ama il mare, la vista di quell’azzurro, come i suoi occhi, è per lui fonte di pace e serenità dove potersi immergere e rifugiare. Eppure qualcosa di improvviso sembra rompere l’equilibrio che John era riuscito a costruire. L’inizio di un nuovo giorno, una lettera inaspettata. Riceverà un invito che lo porterà a tornare a rivivere il suo tormentato passato, tra orrori e disperazione, durante il Secondo Conflitto Mondiale. Un passato che aveva cercato di dimenticare, ma che, prepotentemente, torna come un’ombra nella sua vita.
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L’alfiere è un pezzo del gioco degli scacchi che, a differenza del cavallo (vds. “La mossa del cavallo” di Andrea Camilleri), è incapace di mosse a sorpresa (e geniali), ma risulta piuttosto mobile, caratteristica non infrequente tra gli investigatori poco accomodanti. Il nostro appartenente a tale pur rispettabile categoria viene “spostato” dal giocatore dove più gli fa comodo, da un lato all’altro della scacchiera (dello scacchiere bellico del secondo conflitto mondiale) in un biz; disturbava forse gli intrallazzi del potente di turno? Qualcuno ha già conosciuto il mag. Ovidio Cioni della RGdF? Ha fatto carriera, non molta in verità, ma qualche amicizia importante può vantarla; nel complicato mondo dei militari, della polizia e delle spie in cui si trova ad operare può essere essenziale; consegue così un importante risultato, per niente scontato… sopravvive.
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Reggio Emilia, 1507 La discordia domina le grandi famiglie, schierate o coi Conti Bebbi o con gli Scajoli. Basta una parola a scatenare risse e i primi morti giacciono nelle strade. Colpiti da un severo bando, tre dei giovani Bebbi devono lasciare la città, ma dove non arrivano magistrati corrotti, giungono i sicari. Lacerati dal lutto, i fratelli braccano gli assassini. Son disposti a stringere amicizia perfino con canaglie come il Morotto: tutto, pur di punire i mandanti. Tra risse, sfide d’oratoria, sotterfugi, battaglie e sabba, le fazioni inaspriscono lo scontro con la Legge e con la spada. Nel secondo volume de “Gli alfieri del Duca” i Bebbi son impegnati sia a cercare di placare il proprio dolore nel sangue, sia a sostenere il buon amico Conte di Novellara a proteggere i suoi feudi.
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Autunno 1983. Dario Angelini deve fare i conti con la drammatica esperienza vissuta in gioventù. I suoi vent’anni hanno un nome: Auschwitz. In lui è vivo il ricordo della deportazione, ma anche di un amore intenso vissuto con una donna abruzzese molto più grande di lui, Anna. La donna lo ha ospitato nel cupo autunno del 1943, in un’Italia divisa tra partigiani e collaborazionisti. Un giorno, mentre spulcia tra i libri usati nella libreria del suo amico Bruno, Dario si imbatte in un titolo che lo riporta indietro di quarant’anni: Largo Paradiso 22. Lo stesso indirizzo del suo amore giovanile e mai dimenticato. Dell’autore Marco Respighi, nessuno sembra sapere nulla. Inizia così una caccia fra le pagine del romanzo che agli occhi di Dario sembra essere il diario della sua Anna. L’uomo spera di poter trovare finalmente le risposte che da troppo tempo lo tormentano. Sullo sfondo un momento cruciale della nostra storia. La passione per la musica dei due innamorati fa da sottofondo al viaggio nel tempo che porta il protagonista a rivivere emozioni forti e contrastanti, fino ad alcune scoperte che daranno un volto nuovo alla sua vita. Tutto grazie ad un libro.
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Pagine di una vita racchiude al suo interno il viaggio di un uomo, dai primi scoloriti ricordi della fanciullezza alle nitide visioni dell’età matura. Un racconto avvincente, costruito come una specie di diario, nel quale prendono vita volti, suoni, profumi e sapori che porteranno il lettore a perdersi tra sentieri del deserto africano o tra i vicoli di una tranquilla cittadina francese. Uno spaccato sulle vicende che hanno caratterizzato il mondo a cavallo tra due secoli, viste con gli occhi semplici di un uomo innamorato della vita.
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Reggio Emilia, 1501. I giovani fratelli Bebbi, stanchi di assistere in silenzio allo spadroneggiare di Zoboli e Scaioli, non capiscono perché il padre non si opponga, come dovrebbe la longa manu del Duca d’Este. Sentono il dovere di fare ciò che il genitore sdegna: prendere in mano la fazione. La disputa tra Zoboli e Benedettini, tra la zia Badessa a una suora degli Scajoli, offre ai Bebbi l’occasione di farsi valere. La discordia del convento si spande per Reggio e i Bebbi imparano presto che pure le buone azioni si pagano. Tra le cospirazioni sussurrate, una minaccia il Duca Alfonso e i Bebbi dovranno salvarlo, mentre gli Scaioli ambiscono a scalzare gli Zoboli. Con «Il convento della discordia» si consolidano le fazioni che nella saga «Alfieri del Duca» combatteranno per gli Este o il Papa.
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Sulle tracce di un misterioso frammento epigrafico rinvenuto ai piedi della Maiella alla fine dell’Ottocento, la missione archeologica francese diretta dal prof. Jean-Pierre Comin, impegnata in una campagna di scavi nella necropoli di Còmino, si imbatte in qualcosa di straordinario e di inaspettato. Ma sinistri e misteriosi ammonimenti che riemergono dal passato consigliano di non procedere oltre...
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1564 Due amici si rincontrano dopo diverso tempo. Tancredi e Omar sono sempre stati uniti, entrambi sono dei commercianti, seppur provenienti da parti del mondo opposte. 1566 Una guerra imperversa in tutto l’Adriatico. La flotta turca ha già annientato tutte le fortezze, ad eccezione di quella di Tollo e di Pescara, quest’ultima sarà la prossima a subire l’attacco. Si avvicinavano sempre più all’obbiettivo di conquistare le Isole Tremiti, imponendo la loro supremazia con le loro 105 galee. L’ammiraglio Pialy Pascià doveva scontrarsi con Giovan Girolamo Acquaviva I, ma si scatenerà un ulteriore tipo di conflitto, tra i due amici, uno supportato dalla fede, l’altro supportato dall’onero militare del suo stato. I due si trovano, loro malgrado, a combattere una guerra l’uno contro l’altro e allo stesso tempo a lottare contro sé stessi, i loro sentimenti e la loro lealtà.
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Luglio 1943. Un’ombra nera aleggia e scivola per le stradine del paese. Tra matrimoni mancati, preti irosi, medici condotti spediti al fronte si giunge al famoso 8 settembre. La notte in cui i tedeschi giungono in paese da invasori e non più da alleati, una fragile e indifesa vecchina viene uccisa. Sembra il delitto compiuto da un ladro occasionale, ma la vecchina non era né fragile, né indifesa. Custodiva importanti segreti a cui tutti i personaggi del romanzo danno la caccia. Solo uno, però, riuscirà a capire l’arcano.
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Dall’Unità d’Italia fino agli anni 20 del secolo scorso, vi è stata una forte emigrazione italiana verso le Americhe, l’Australia ed alcuni Paesi Europei. Dei trenta milioni dei migranti, un terzo circa, é tornato in Italia, per nostalgia, per fallimento, per difficoltà di integrazione, per aver accumulato una modesta ricchezza. Ad emigrare furono soprattutto i mezzadri ed i minatori per fuggire da una condizione di miseria. Ma nei nuovi Paesi non sempre trovarono condizioni favorevoli e non tutti riuscirono a migliorare le loro condizioni di vita. Questo romanzo racconta delle vicende di due ragazzi, mezzadri marchigiani, che, emigrando negli USA, hanno incontrato molte difficoltà, fino a dover tornare in Italia, e del ruolo della loro madre, vero leader della famiglia, perennemente impegnata a ricercare un diverso destino per i figli, che li affrancasse dalla mezzadria. Alla fine anche il suo ruolo di “ Vergara” viene messo in discussione dal determinarsi degli eventi.
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“Sherlock e Gabriele” mi era piaciuto (come ogni scarrafone ...), ma non pensavo ad un seguito. Il Mar. Luigi Bargelletti dei RRCC aspettava però, nei recessi della mia coscienza, indomito lottando contro il crimine; poi sono venute in suo aiuto tre Regie G.d.F. Disponevo così di quattro militari, per affrontare la I G.m., pochi, per contrastare il malaffare. Le Regie sono state indisciplinate, perchè, dopo essere trasut e’sicc, come militari, se’s’ò mis e’chiatt’, come investigatori, indagando su fatti di corruzione paradossali, seppur reali, come il commercio delle ossa dei caduti, utilizzate per farne concime, ma sempre attuali. Avevano seguito d’Annunzio a Fiume, da Arditi, ma, dopo quella parentesi entusiasmante, si sarebbero trovati a dover tornare nei ranghi, seppur non alla fame, come accadde ad altri reduci, che indossarono la “camicia sordida” pur di sbarcare il lunario. Grazie al Comandante iniziano invece una nuova vita, pur in tempi difficili che vado a narrarvi.