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Il romanzo di Giampiero Margiovanni è un thriller, ma ha il sapore di una fiaba. Non a caso i protagonisti sono due bambini di otto e dieci anni, Leo e Max. Come in tutte le favole vi sono una fata buona, nonna Angelica, e un orco cattivo: il Bulgaro. Quest’ultimo si presenterà feroce in un pomeriggio di luglio e sottrarrà i due bambini alla gioia e alla luce dell’infanzia. I sogni nelle lacrime è un vero e proprio romanzo di formazione. Nell’arco di poche, ma interminabili ore, i protagonisti affrontano peripezie e prove che segnano indelebilmente le loro anime ma, supportati dalla dolce temerarietà e dall’incredibile forza d’animo di nonna Angelica, non ne usciranno traumatizzati ma nobilitati. È lei la vera eroina di questa storia, nonna Angelica, una donna dolce e risoluta, che insegna ai nipoti il valore dei sogni.
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Dei Santi Anna e Gioacchino non c’è traccia nel Vangelo. Di loro si parla solo negli apocrifi e in altri testi medievali. Mantenendo come traccia tali scritti e soprattutto con lo sguardo rivolto agli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, l’Autore arricchisce la trama del racconto, immaginando episodi compatibili con la narrazione, il contesto e la natura dei protagonisti. La sua attenzione è rivolta a scrutare l’anima di tutti i “personaggi”, in particolare quella di Anna e si interroga sul rapporto madre-figlia di fronte alla Annunciazione di Maria. La donna, ormai in età assai avanzata ripercorre, in prima persona, le tappe salienti della sua vita ed affida alle pagine della pergamena il suo stupore per il misterioso disegno della sua vita.
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Un filo quasi impercettibile collega tre donne trovate senza vita nelle loro vasche da bagno. Appena un sentore, che solo un fiuto allenato al buon vino riesce a percepire – un istante prima che la pista sia persa per sempre. Il fiuto di Alessio Sala che, pur avendo lasciato il suo lavoro di commissario di Polizia, anche nella sua nuova carriera di giornalista non riesce a mollare quell’ultimo caso: un serial killer sopraffino che nei suoi delitti ripete un trauma atavico, nella speranza di risanarsi. Lo stesso tentativo che compie Gaia, una donna che ruota accanto ad Alessio in una danza inquieta. Le vite di Alessio, di Gaia e del serial killer orbitano attorno a una vasca da bagno di cui non è più possibile attutire il gorgoglio e che li sta per risucchiare nelle sue più oscure profondità.
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Milano 1973, la città si prepara a fermarsi. L’imminente prima domenica di Austerity investe anche Gino ed Eugenio, due “malnatt” del quartiere Cagnola. Il primo, inserviente dello zoo di Milano - al quale la rovinosa caduta in un tombino ha pregiudicato una promettente carriera calcistica tra i casciavit rossoneri - cerca di sfuggire alle sue responsabilità quotidiane seguendo l’altro in scorribande da cowboy di periferia. Il secondo, affaccendato in “incombenze non sempre conformi alla legge”, cerca una sua collocazione in una città dove droga, terrorismo e criminalità le stanno cambiando la pelle. Il loro quartier generale è il Bar Spada, affollato da fauna e umanità varia. Il libro è vincitore del Premio Garfagnana in Giallo.
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Sono diventato padre per caso. Il caso è sempre il momento giusto. Questo libro è nato così: ho cercato di spiegare le cose che mi sono successe in quest’ultimo anno e mezzo; ciò che stava succedendo alla mia vita si è tramutato in pensiero e scrittura. È una sorta di zibaldone, di diario, dove ho cercato, momento dopo momento, di comprendere il perché stringessi tra le braccia un essere minuscolo la cui vita dipendeva e dipende esclusivamente da me e sua madre. Non so se l’ho capito, secondo me non si capisce mai ma, di certo – in questo anno e mezzo – è cresciuta l’attesa, è cresciuto nostro figlio e sono cresciuto io. Per caso.
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Il termine violenza non deve fare subito pensare ad atteggiamenti e/o comportamenti violenti, seppur costituiscono la forma più visibile, perché vi sono delle condotte, dei modi di fare, che seppur non lasciano lividi visibili sul corpo sono però più pericolosi perché colpiscono il cuore, l’anima della donna. L’amore ti riempie il cuore non te lo spezza continuamente. L’amore è sincerità, è rispetto, è protezione, è difendersi, è prendersi cura l’uno dell’altro, ma è soprattutto presenza. Tutto il resto non è amore, tutto ciò che Monty ha vissuto le ha fatto cambiare idea sull’amore dandole la forza di allontanarsi da quell’uomo, da quel sentimento così forte, così bello, inebriante ma così tossico e devastante al tempo stesso.
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Venezia e Milano, luoghi magici, dove questa storia si dipana come un gomitolo di lana, grazie a Nadia, la voce narrante del romanzo, complici la fisica e l’astronomia, materie apprese al liceo e mai dimenticate. Un prologo misterioso che si svela a sorpresa solo nell’epilogo finale. La particella sconosciuta e la materia oscura diventano metafore appropriate allo svolgersi di un’esistenza complessa, con grandi difficoltà da superare. Infatti la storia diventa un intricato caso poliziesco, dove spiccano le sorprendenti azioni del commissario Giovanni Bellomo. Nadia è forte e coraggiosa, vive nella speranza di un tempo migliore e crede nella forza del cambiamento spesso portatore di grandi opportunità.
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Nicolò Manni è uno scrittore di successo lontano da anni dalle luci della ribalta. La sua carriera è ormai in declino, soffre d’insonnia ed è tormentato dai sensi di colpa a causa del suicidio del suo migliore amico. Passa le sue giornate fumando erba e girovagando per la città in attesa di una notte che non sembra arrivare mai. Una serie di incontri surreali e alcune pessime scelte porteranno Nicolò a sprofondare nei cunicoli più bui delle sue paure e del suo dolore, aggravando in maniera irreversibile la sua condizione, tanto da arrivare a rischiare la vita in più occasioni. Per salvare la pelle sarà costretto a rivedere le proprie scelte e a tradire nuovamente sé stesso e la promessa fatta al suo migliore amico…
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Nella profondità del mare, al confine tra reale e surreale si plasmano le sorti di Lalla e Davide. Attraverso la vita di Rosa, madre giovane e inaspettata, si svela la realtà di Davide, smanioso di capire chi sia l’uomo che l’ha concepito. Lalla, confortata dal suo inseparabile e fedele cane, cerca risposte alle proprie inquietudini adolescenziali. Dalla Spagna in Italia, i protagonisti si troveranno a calpestare le strade e le spiagge di Gela, cittadina siciliana, comprendendo come le loro vite, in fondo, rappresentano le due facce della stessa medaglia chiamata “Esistenza”. Un romanzo emotivo e coinvolgente che aiuterà il lettore ad accettare che bisogna vivere il “qui e ora”: non si può scegliere come nascere.
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È notte fonda. Francesca Scarinci viene svegliata dal vagito angosciato di un bambino e da una voce che grida: “apri che qua a terra ti ho lasciato una creatura”. Questo ed altri richiami hanno spesso echeggiato nel cuore della notte in tutto il territorio comunale di Crecchio, un piccolo paese della Provincia di Abruzzo Citra, dal 1810 al 1840. A Crecchio, la “Deputazione comunale dei projetti” ha dovuto occuparsi delle sorti di 265 bambini abbandonati assegnando ad ognuno di essi un nome e un cognome, affidandoli a donne che li avrebbero nutriti ed accuditi. In omaggio a queste donne ho intitolato questo libro “Le Madonne del Latte”. Autori della fotografia: Franco Procida e Stefano Ventura
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Agli inizi del ‘900 la Sabina e Poggio Mirteto sono stati fra i primi luoghi in Italia ad avere un cinematografo, dove venivano proiettati i primi film senza sonoro. Fra tentativi di censura e propaganda, la ditta Neroni e, in particolare, Francesco Neroni e il figlio Piero, per decenni hanno portato il cinema nella miriade di piccoli paesi della Sabina, utilizzando un proiettore montato su un vecchio sidecar della Prima guerra mondiale e in seguito su un camioncino. Le loro sale cinematografiche, allestite sia al chiuso che all’aperto, erano frequentatissime e venivano utilizzate anche per concerti, spettacoli teatrali e molto altro. Dopo la loro chiusura, la grande passione per il cinema di questa terra si è nuovamente concretizzata a partire dal 1991 attraverso la Rassegna cinematografica Grande Cinema Italiano che ancora oggi, dopo più di trent’anni, continua ad accogliere registi, attori, operatori e produttori del panorama cinematografico italiano.
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Una ricerca approfondita sull’Abruzzo e sui suoi abitanti, che ci porterà a scoprire come tra i corregionali negli U.S.A. esiste un vero feeling con l’attività legata al mondo del cinema e della televisione. Le storie raccolte raccontano di una comunità che ha saputo trasformare il proprio talento in successo, legando il proprio nome alla grande storia di questo immaginario chiamato Hollywood. Storie reali che sembrano frutto di copioni cinematografici. Data di pubblicazione: 1 luglio 2023. Se acquisti il libro prima di questa data effettui un pre-ordine. La spedizione sarà processata subito dopo la data di pubblicazione.
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Se l’albero è la metafora della vita, i genitori sono le radici dell’albero, figure fondamentali che consapevolmente e inconsapevolmente accompagnano tutto il nostro vissuto e orientano relazioni umane. Quando i suoi genitori sono usciti di scena, l’autrice nella plaquette, rivisita i tempi della relazione genitoriale per coglierne identità e senso. Il lucchetto è la metafora della bambina che fa da cerniera tra il cardine paterno e materno con fierezza e gioia. Versi variamente ritmati dal respiro che si rincorrono, si abbracciano e si sciolgono, in un canto che è canto di nostalgia e di amore.
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Perché una parentesi è fuggita? Che ci fa il trattino della “A” in giro di notte? A chi donerà il suo amore miss “S”? Cosa ordinerà al ristorante Due alla sesta? Da quale bislacco screzio è nato il trapezio? Niente ansia, ragazzi. Tutte le risposte nel libro più strambo dell’anno. A proposito, il prof. Orango non accetta più giustificazioni nella classe bestiale.
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Sono storie di vita, vissute a diverse latitudini, diverse età, diverse temperature. Il rispetto dovuto ad ognuna di queste, il non voler dimenticare nessuno, il voler incidere il dolore di ogni migrante sul soporifero e ovattato ego cosciente di noi “megliostanti”, fa sì che venga fuori una storia di testimonianze crude, e scevre da contorni narrativi baroccheggianti e narcisistici. Il denominatore comune è la costante ricerca di una migliore condizione economica, ma fra dissensi etici e ideologici l’unica vera costante è la morte, fedele compagna di sempre la cui insaziabile voracità è lo spettro inscrollabile di qualsiasi proiezione futura. L’amore è la chiave che squarcia il buio e apre al futuro, e l’integrazione ne è sicuramente un collante che agevola molti di questi sviluppi.
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Nicola, Fausto e Sergio sono tre bambini “speciali” a causa delle loro malattie. Una leucemia, una meningite, una nascita prematura; tre storie, tre vite diverse, ma unite dallo stesso filo conduttore…la speranza nel futuro. Una continua battaglia contro la malattia, contro lo Stato e la sua burocrazia, ma soprattutto contro l’indifferenza della gente e della società. In questo libro conosceremo tre grandi guerrieri, anche se piccoli per età, ma con un coraggio da leoni. Buona lettura e buona riflessione a tutti voi.
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Tea vuole uccidere suo padre. È spinta da un sentimento incontrollabile di rivoluzione meditata. Ha una madre lontana dai suoi rigogliosi ideali, ma la protegge senza incanto. Con lei scambia lettere stanche, intimorite, morte, vive. Marta, la sua compagna di cella, è una fioraia meticolosa e delicata come petali di lillà. Marta scrive a una dottoressa sfibrata dal quotidiano ma stuzzicata dalla sensibilità dell’amata. Abbracci e nodi di anime complesse, che meditano tra dubbi e risposte, sulle tiepide esistenze.
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Una scimmia di pezza, cinque bambini. Cinque storie si snodano da un capo all’altro del mondo, unite da un pupazzo che intreccia vite diverse tra loro, accomunate dal dramma dell’infanzia negata. Da un villaggio asiatico, che baratta lo sfruttamento minorile con la sopravvivenza, all’agiatezza corrotta e smaniosa di una famiglia borghese in una città italiana, con la sua inquieta periferia che pullula di invisibili povertà; dalla tranquillità di un indolente paesino della provincia al drammatico esodo di un popolo precipitosamente in fuga dalla guerra. Storie di vite innocenti in cerca di una salvezza spesso negata, raccontate attraverso lo sguardo di una scimmia di pezza, testimone silente di una narrazione senza riscatto.
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«Quando a un viandante, che nel corso della propria vita non fa altro che mettersi alla ricerca di un pizzico di quell’amore che riesca a rendere tutto più vivo, capita, per caso, di girare un angolo diverso da quello verso il quale lui stesso aveva precedentemente scelto di dirigersi, e di trovare una fanciulla persa nel caos, nel bagliore e nel rumore di una metropoli europea, egli stesso non può far altro che fermare la sua corsa verso quell’attimo di felicità pensato e poi volato via». Alla parola viandante, da lui pronunciata, mi sono bloccato. Eravamo due simili nello stesso posto. Io viaggiavo per raccontare storie di vita quotidiana. Lui, di colpo, aveva trovato qualcuno che potesse scrivere ciò che sentiva al suo interno. Due viaggiatori immersi in altrettanti e diversi viaggi.
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Una dirigente scolastica tenace e piena di creatività, studenti vivaci e aperti al confronto con coetanei svedesi in uno scambio culturale, un paese d’Abruzzo alle pendici della Maiella. Sono questi gli ingredienti di un racconto che accompagna il lettore in una storia fatta di tante storie: quella della dirigente che indossa il nome che le si addice perché riesce, pur tra ostacoli, a realizzare sogni importanti per sé e la sua comunità scolastica, quella di ragazzi stranieri che vivono una bella esperienza di amicizia e di amori che sbocciano, che conosceranno e ameranno miti e leggende legate al posto che li ospita. Quando un improvviso disastro nella lontana Goteborg costringe i giovani svedesi a restare molto più a lungo del previsto a Licaso, ci saranno momenti durissimi ma Vittoria, insieme ai ragazzi tutti, con indomita volontà, riuscirà a realizzare una nuova scuola. Straordinaria, una vera eccellenza europea. Un racconto pieno di vita, di valori, con un sapore di fiaba.
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Gino, disabile sin dalla nascita, ha trentanove anni quando decide di trasferirsi nella casa di cura “Villa Immacolata”, lasciando la casa paterna e permettendo all’anziana madre di vivere il resto della vita insieme al fratello. All’interno di quella struttura, la sua vita, impregnata di solitudine, verrà scossa dalla presenza di Nicola, una creatura innocente, misteriosa; colui che lo “salverà”. La quotidianità di “Villa Immacolata” riserverà a Gino ulteriori sorprese: l’amore e la passione s’intrecceranno con il dolore e la sofferenza, creando un vortice emotivo incalzante e coinvolgente. Un romanzo escatologico, un giallo sentimentale, una storia dove la vera protagonista è la Provvidenza che guida le vicende dei personaggi lungo il filo delicato della speranza.
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Quando ho iniziato il diario di poesie «Guardando a Ovest» camminavo lungo il cammino di Santiago de Compostela. Era inverno e spesso nevicava, e la neve rendeva la Meseta ancora più piatta, uniforme e desertica di come già appare. E pensavo che era la prima volta che attraversavo una nazione a piedi per l’intera sua larghezza. Che la linea sottile che segnavo giorno dopo giorno con il mio passo divideva la Spagna in due e, come un sentiero, congiungeva me, a quel me che aveva deciso di camminare. È dal desiderio di protendersi, di affacciarsi oltre i propri confini, di valicare le proprie abitudini che scaturiscono le parole di questa raccolta. Data pubblicazione: prossimamente
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Pagine di una vita racchiude al suo interno il viaggio di un uomo, dai primi scoloriti ricordi della fanciullezza alle nitide visioni dell’età matura. Un racconto avvincente, costruito come una specie di diario, nel quale prendono vita volti, suoni, profumi e sapori che porteranno il lettore a perdersi tra sentieri del deserto africano o tra i vicoli di una tranquilla cittadina francese. Uno spaccato sulle vicende che hanno caratterizzato il mondo a cavallo tra due secoli, viste con gli occhi semplici di un uomo innamorato della vita.
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Reggio Emilia, 1501. I giovani fratelli Bebbi, stanchi di assistere in silenzio allo spadroneggiare di Zoboli e Scaioli, non capiscono perché il padre non si opponga, come dovrebbe la longa manu del Duca d’Este. Sentono il dovere di fare ciò che il genitore sdegna: prendere in mano la fazione. La disputa tra Zoboli e Benedettini, tra la zia Badessa a una suora degli Scajoli, offre ai Bebbi l’occasione di farsi valere. La discordia del convento si spande per Reggio e i Bebbi imparano presto che pure le buone azioni si pagano. Tra le cospirazioni sussurrate, una minaccia il Duca Alfonso e i Bebbi dovranno salvarlo, mentre gli Scaioli ambiscono a scalzare gli Zoboli. Con «Il convento della discordia» si consolidano le fazioni che nella saga «Alfieri del Duca» combatteranno per gli Este o il Papa.
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Roma, 1985. Dopo anni difficili, la città sembra pacificata. Le vite di Elisa, studentessa di buona famiglia, Maurizio, fedele braccio destro di un piccolo malavitoso locale, e Nelson, esule brasiliano un po’ trafugatore e un po’ mercante d’arte, si intrecciano tra amicizie e amori. Hanno in comune la voglia di rifondare le loro vite e la speranza di trovare nell’altro il compimento di sé. Elisa e Nelson decidono di fidarsi di questa città e della sua magia, che però li tradirà. Dieci anni più tardi, sarà Maurizio a offrire a Elisa l’opportunità di ricominciare. Un romanzo di formazione contestualizzato in una città anch’essa in evoluzione, prodiga di promesse ed evocatrice di desideri come il canto di una sirena.
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C’è molto d’Abruzzo in quella che è stata la prima, grande corsa automobilistica del secolo scorso: il Gran Premio di Tripoli del 7 maggio 1933. Abbinato ad una lotteria, la prima effettuata a norma di legge, il biglietto acquistato dal Segretario comunale di Cellino Attanasio – paese in provincia di Teramo – sarà sorteggiato con il bussolotto corrispondente al corridore Tazio Nuvolari. Apriti cielo, accade di tutto e di più: Nuvolari si reca in Abruzzo, poi a Roma per un accordo di massima insieme ad altri piloti, favoriti per la vittoria finale. Utilizzando la tecnica del racconto basata su fatti ampiamente documentati dall’editoria nazionale dell’epoca, Paolo Martocchia confeziona una narrazione puntigliosa, con una chicca: l’arrivo di Nuvolari a Cellino e lo scontro con la bicicletta del ciclista amico di Bartali.
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Sulle tracce di un misterioso frammento epigrafico rinvenuto ai piedi della Maiella alla fine dell’Ottocento, la missione archeologica francese diretta dal prof. Jean-Pierre Comin, impegnata in una campagna di scavi nella necropoli di Còmino, si imbatte in qualcosa di straordinario e di inaspettato. Ma sinistri e misteriosi ammonimenti che riemergono dal passato consigliano di non procedere oltre...
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Un nuovo intrigo pronto e servito per Giulio Fantini. Stavolta, oltre a tentare di districarsi nella propria complessa sfera sentimentale, dovrà scoprire l’omicida dell’abbiente professore di matematica, oramai in pensione, Loris Rivoliotti freddato nel suo appartamento in pieno centro. Molti i misteri che avvolgono l’esistenza di questo romagnolo il cui anagramma è Tiritillo Viroso, soprannome con cui è più conosciuto in città. Trasferitosi in Abruzzo per lavoro, è costantemente accompagnato a belle donne e mantiene un tenore di vita ben al di sopra delle sue possibilità. Anche il vicequestore Astolfi non se la sta passando bene, impegnata com’è in problemi personali che assillano e molestano la sua serenità. Non sarà facile, ma anche stavolta con la sagacia che lo caratterizza, c’è da scommetterci che il nostro farmacista farà di tutto per venire a capo dell’enigma.
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Il libro è una raccolta di digressioni su musica, alchimia e Natale. I singoli capitoli sono tratti, con i necessari adattamenti ed integrazioni, da altrettanti ‘post’ pubblicati negli anni su ‘Chemyst’s Blog’. È arricchito da una ‘Nota Liminare’ di Marwan, il cui pseudonimo cela un’alchimista operativa con vaste conoscenze storico-archeologiche, e da una ‘Prefazione’ di Alessandro Nardin, musicologo studioso dei rapporti fra musica ed esoterismo.
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Per affrontare il blocco dello scrittore e riprendersi dopo una brutta malattia, Giulio si trasferisce a Villa Adriana. Qui, grazie ad un meraviglioso ritratto e ad una lettera d’amore ritrovata per caso, “incontra” una donna ottocentesca, Adriana De Panfilis. Rapito dalla personalità di Adriana, Giulio torna a scrivere. E lo fa rispondendo proprio a quella lettera. Ci sono amori destinati a fallire per un dispetto del destino, altri che riescono a oltrepassare le barriere del tempo e della morte. Proprio come quello che nasce fra i due protagonisti. Come per magia, la misteriosa donna risponde a Giulio scrivendo nuove e appassionate lettere. Ma com’è possibile tutto ciò? Delirio? Sortilegio? O forse l’amore, per realizzare i suoi scopi, a volte può servirsi anche di sentieri sconosciuti?