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Spesso vengono fatte affermazioni senza i dovuti approfondimenti. Così è per i migranti, i cui dati dimostrano che non esiste la mussulmanizzazione dell’Italia, o per il rapporto tra sesso ed amore, che non può avere limiti purché condivisi dagli interessati. Non esiste la presunta superiorità di una cultura o di una religione rispetto alle altre e l’unica speranza, per un mondo migliore, è affidata alla comprensione degli altri. I protagonisti di questa postulatio si pongono il problema dell’utilità delle loro riflessioni. È dunque senza conclusioni, questo dibattito che lascia irrisolti i problemi denunciati?
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Il romanzo di Giampiero Margiovanni è un thriller, ma ha il sapore di una fiaba. Non a caso i protagonisti sono due bambini di otto e dieci anni, Leo e Max. Come in tutte le favole vi sono una fata buona, nonna Angelica, e un orco cattivo: il Bulgaro. Quest’ultimo si presenterà feroce in un pomeriggio di luglio e sottrarrà i due bambini alla gioia e alla luce dell’infanzia. I sogni nelle lacrime è un vero e proprio romanzo di formazione. Nell’arco di poche, ma interminabili ore, i protagonisti affrontano peripezie e prove che segnano indelebilmente le loro anime ma, supportati dalla dolce temerarietà e dall’incredibile forza d’animo di nonna Angelica, non ne usciranno traumatizzati ma nobilitati. È lei la vera eroina di questa storia, nonna Angelica, una donna dolce e risoluta, che insegna ai nipoti il valore dei sogni.
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Dei Santi Anna e Gioacchino non c’è traccia nel Vangelo. Di loro si parla solo negli apocrifi e in altri testi medievali. Mantenendo come traccia tali scritti e soprattutto con lo sguardo rivolto agli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, l’Autore arricchisce la trama del racconto, immaginando episodi compatibili con la narrazione, il contesto e la natura dei protagonisti. La sua attenzione è rivolta a scrutare l’anima di tutti i “personaggi”, in particolare quella di Anna e si interroga sul rapporto madre-figlia di fronte alla Annunciazione di Maria. La donna, ormai in età assai avanzata ripercorre, in prima persona, le tappe salienti della sua vita ed affida alle pagine della pergamena il suo stupore per il misterioso disegno della sua vita.
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Un filo quasi impercettibile collega tre donne trovate senza vita nelle loro vasche da bagno. Appena un sentore, che solo un fiuto allenato al buon vino riesce a percepire – un istante prima che la pista sia persa per sempre. Il fiuto di Alessio Sala che, pur avendo lasciato il suo lavoro di commissario di Polizia, anche nella sua nuova carriera di giornalista non riesce a mollare quell’ultimo caso: un serial killer sopraffino che nei suoi delitti ripete un trauma atavico, nella speranza di risanarsi. Lo stesso tentativo che compie Gaia, una donna che ruota accanto ad Alessio in una danza inquieta. Le vite di Alessio, di Gaia e del serial killer orbitano attorno a una vasca da bagno di cui non è più possibile attutire il gorgoglio e che li sta per risucchiare nelle sue più oscure profondità.
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Milano 1973, la città si prepara a fermarsi. L’imminente prima domenica di Austerity investe anche Gino ed Eugenio, due “malnatt” del quartiere Cagnola. Il primo, inserviente dello zoo di Milano - al quale la rovinosa caduta in un tombino ha pregiudicato una promettente carriera calcistica tra i casciavit rossoneri - cerca di sfuggire alle sue responsabilità quotidiane seguendo l’altro in scorribande da cowboy di periferia. Il secondo, affaccendato in “incombenze non sempre conformi alla legge”, cerca una sua collocazione in una città dove droga, terrorismo e criminalità le stanno cambiando la pelle. Il loro quartier generale è il Bar Spada, affollato da fauna e umanità varia. Il libro è vincitore del Premio Garfagnana in Giallo.
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Nicolò Manni è uno scrittore di successo lontano da anni dalle luci della ribalta. La sua carriera è ormai in declino, soffre d’insonnia ed è tormentato dai sensi di colpa a causa del suicidio del suo migliore amico. Passa le sue giornate fumando erba e girovagando per la città in attesa di una notte che non sembra arrivare mai. Una serie di incontri surreali e alcune pessime scelte porteranno Nicolò a sprofondare nei cunicoli più bui delle sue paure e del suo dolore, aggravando in maniera irreversibile la sua condizione, tanto da arrivare a rischiare la vita in più occasioni. Per salvare la pelle sarà costretto a rivedere le proprie scelte e a tradire nuovamente sé stesso e la promessa fatta al suo migliore amico…
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Agli inizi del ‘900 la Sabina e Poggio Mirteto sono stati fra i primi luoghi in Italia ad avere un cinematografo, dove venivano proiettati i primi film senza sonoro. Fra tentativi di censura e propaganda, la ditta Neroni e, in particolare, Francesco Neroni e il figlio Piero, per decenni hanno portato il cinema nella miriade di piccoli paesi della Sabina, utilizzando un proiettore montato su un vecchio sidecar della Prima guerra mondiale e in seguito su un camioncino. Le loro sale cinematografiche, allestite sia al chiuso che all’aperto, erano frequentatissime e venivano utilizzate anche per concerti, spettacoli teatrali e molto altro. Dopo la loro chiusura, la grande passione per il cinema di questa terra si è nuovamente concretizzata a partire dal 1991 attraverso la Rassegna cinematografica Grande Cinema Italiano che ancora oggi, dopo più di trent’anni, continua ad accogliere registi, attori, operatori e produttori del panorama cinematografico italiano.
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Se l’albero è la metafora della vita, i genitori sono le radici dell’albero, figure fondamentali che consapevolmente e inconsapevolmente accompagnano tutto il nostro vissuto e orientano relazioni umane. Quando i suoi genitori sono usciti di scena, l’autrice nella plaquette, rivisita i tempi della relazione genitoriale per coglierne identità e senso. Il lucchetto è la metafora della bambina che fa da cerniera tra il cardine paterno e materno con fierezza e gioia. Versi variamente ritmati dal respiro che si rincorrono, si abbracciano e si sciolgono, in un canto che è canto di nostalgia e di amore.
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Perché una parentesi è fuggita? Che ci fa il trattino della “A” in giro di notte? A chi donerà il suo amore miss “S”? Cosa ordinerà al ristorante Due alla sesta? Da quale bislacco screzio è nato il trapezio? Niente ansia, ragazzi. Tutte le risposte nel libro più strambo dell’anno. A proposito, il prof. Orango non accetta più giustificazioni nella classe bestiale.
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Una dirigente scolastica tenace e piena di creatività, studenti vivaci e aperti al confronto con coetanei svedesi in uno scambio culturale, un paese d’Abruzzo alle pendici della Maiella. Sono questi gli ingredienti di un racconto che accompagna il lettore in una storia fatta di tante storie: quella della dirigente che indossa il nome che le si addice perché riesce, pur tra ostacoli, a realizzare sogni importanti per sé e la sua comunità scolastica, quella di ragazzi stranieri che vivono una bella esperienza di amicizia e di amori che sbocciano, che conosceranno e ameranno miti e leggende legate al posto che li ospita. Quando un improvviso disastro nella lontana Goteborg costringe i giovani svedesi a restare molto più a lungo del previsto a Licaso, ci saranno momenti durissimi ma Vittoria, insieme ai ragazzi tutti, con indomita volontà, riuscirà a realizzare una nuova scuola. Straordinaria, una vera eccellenza europea. Un racconto pieno di vita, di valori, con un sapore di fiaba.
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Quando ho iniziato il diario di poesie «Guardando a Ovest» camminavo lungo il cammino di Santiago de Compostela. Era inverno e spesso nevicava, e la neve rendeva la Meseta ancora più piatta, uniforme e desertica di come già appare. E pensavo che era la prima volta che attraversavo una nazione a piedi per l’intera sua larghezza. Che la linea sottile che segnavo giorno dopo giorno con il mio passo divideva la Spagna in due e, come un sentiero, congiungeva me, a quel me che aveva deciso di camminare. È dal desiderio di protendersi, di affacciarsi oltre i propri confini, di valicare le proprie abitudini che scaturiscono le parole di questa raccolta. Data pubblicazione: prossimamente
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Pagine di una vita racchiude al suo interno il viaggio di un uomo, dai primi scoloriti ricordi della fanciullezza alle nitide visioni dell’età matura. Un racconto avvincente, costruito come una specie di diario, nel quale prendono vita volti, suoni, profumi e sapori che porteranno il lettore a perdersi tra sentieri del deserto africano o tra i vicoli di una tranquilla cittadina francese. Uno spaccato sulle vicende che hanno caratterizzato il mondo a cavallo tra due secoli, viste con gli occhi semplici di un uomo innamorato della vita.
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C’è molto d’Abruzzo in quella che è stata la prima, grande corsa automobilistica del secolo scorso: il Gran Premio di Tripoli del 7 maggio 1933. Abbinato ad una lotteria, la prima effettuata a norma di legge, il biglietto acquistato dal Segretario comunale di Cellino Attanasio – paese in provincia di Teramo – sarà sorteggiato con il bussolotto corrispondente al corridore Tazio Nuvolari. Apriti cielo, accade di tutto e di più: Nuvolari si reca in Abruzzo, poi a Roma per un accordo di massima insieme ad altri piloti, favoriti per la vittoria finale. Utilizzando la tecnica del racconto basata su fatti ampiamente documentati dall’editoria nazionale dell’epoca, Paolo Martocchia confeziona una narrazione puntigliosa, con una chicca: l’arrivo di Nuvolari a Cellino e lo scontro con la bicicletta del ciclista amico di Bartali.
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Sulle tracce di un misterioso frammento epigrafico rinvenuto ai piedi della Maiella alla fine dell’Ottocento, la missione archeologica francese diretta dal prof. Jean-Pierre Comin, impegnata in una campagna di scavi nella necropoli di Còmino, si imbatte in qualcosa di straordinario e di inaspettato. Ma sinistri e misteriosi ammonimenti che riemergono dal passato consigliano di non procedere oltre...
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Dall’Unità d’Italia fino agli anni 20 del secolo scorso, vi è stata una forte emigrazione italiana verso le Americhe, l’Australia ed alcuni Paesi Europei. Dei trenta milioni dei migranti, un terzo circa, é tornato in Italia, per nostalgia, per fallimento, per difficoltà di integrazione, per aver accumulato una modesta ricchezza. Ad emigrare furono soprattutto i mezzadri ed i minatori per fuggire da una condizione di miseria. Ma nei nuovi Paesi non sempre trovarono condizioni favorevoli e non tutti riuscirono a migliorare le loro condizioni di vita. Questo romanzo racconta delle vicende di due ragazzi, mezzadri marchigiani, che, emigrando negli USA, hanno incontrato molte difficoltà, fino a dover tornare in Italia, e del ruolo della loro madre, vero leader della famiglia, perennemente impegnata a ricercare un diverso destino per i figli, che li affrancasse dalla mezzadria. Alla fine anche il suo ruolo di “ Vergara” viene messo in discussione dal determinarsi degli eventi.