«Le forbici, tagliando, creano divisioni e frantumano l’umanità; l’ago, invece, tesse la trama e l’ordito del dialogo, in ogni circostanza. Recidere no, cucire sì e anche ricucire, se serve (…) in un mondo capovolto: di qui l’urgenza di imboccare la strada che ci faccia ascoltare l’altro. (…) Dobbiamo reinventare un’economia che non sia più quella dei depressi ma dei virtuosi, che susciti empatia, che non sfianchi le comunità, che implementi le sinergie, che ci faccia sentire non più soli».